Gli esperti dei diritti dell’ONU insistono su una protezione maggiore per i rifugiati LGBTI

Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR)

Ginevra (1 Luglio 2019) ‑ Gli Stati e gli altri attori coinvolti nella protezione di rifugiati devono riconoscere la specifica vulnerabilità e i bisogni speciali dei rifugiati e richiedenti asilo lesbiche, gay, bisessuali, trans, intersessuali e con genere non conforme (LGBTI), ha affermato oggi Victor Madrigal-Borloz, Esperto Indipendente dell’ONU di protezione contro la violenza e la discriminazione basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere e Volker Türk, Assistente Alto Commissario dell’UNHCR per la Protezione.

“Per molte persone LGBTI, il trauma e la persecuzione cominciano molto prima della loro effettiva fuga verso la salvezza”, ha dichiarato l’Esperto Indipendente. “La persecuzione spesso si manifesta attraverso leggi che criminalizzano l’orientamento sessuale, l’identità o l’espressione di genere o che sono discriminatorie.”

Ha affermato che le persone LGBTI sono inoltre sottoposte a livelli sproporzionati di detenzione arbitraria, abusi da parte della polizia, violenza e omicidi extragiudiziari da parte sia dello Stato, sia della popolazione, abusi sanitari, tra cui, sterilizzazioni forzate e le cosiddette “teorie riparative”. Il loro diritto alla libertà di espressione, adunanza e associazione è spesso ingiustificatamente ristretta.

“Sfortunatamente il viaggio verso la salvezza può risultare particolarmente pericoloso per molto rifugiati LGBTI che continuano a sperimentare pregiudizi e violenze nei Paesi di transito o nei Paesi ospiti,” ha dichiarato Türk.

Il primo elemento della protezione è l’accesso all’asilo, ha affermato l’esperto ONU. È fondamentale che i Paesi assicurino che un fondato timore della persecuzione sulla base di orientamento sessuale, identità di genere, espressione di genere e/o caratteristiche sessuali sia accettato come fondamento per il riconoscimento dello status di rifugiato.

Attualmente, 37 Stati garantiscono l’asilo ad individui su queste basi, ma la maggior parte dei Paesi che giudicano l’asilo non lo fanno, ingiustificatamente.

I Paesi dovrebbero prendere misure che mirino alla violenza che i richiedenti asilo e rifugiati LGBTI affrontano, incorporando anche misure LGBTI-sensibili alle procedure d’asilo.

“I funzionari coinvolti nel processo di determinazione dello status di rifugiato e che gestiscono le condizioni di accoglienza dovrebbero essere sottoposti ad una formazione sensibile e culturalmente appropriata riguardo l’orientamento sessuale, l’orientamento di genere e le caratteristiche sessuali”, ha dichiarato Türk.

Ciò dovrebbe includere valutazioni individuali che tengano conto dei bisogni di protezione delle persone LGBTI e tecniche di intervista e valutazione che rispettino la dignità e la privacy delle persone che richiedono asilo e che siano stabilite in maniera oggettiva e sensibile, non sulle basi di bias stereotipati o culturali.

Ulteriore impegno è necessario per assicurarsi che chi garantisce la protezione e assistenza abbia le conoscenze e la formazione adeguata a prevenire e rispondere a tali incidenze in modo da evitare l’esclusione.

Una valutazione delle necessità di protezione di ogni individuo, durante il transito, appena giunto nel Paese di destinazione, così come nell’accesso ad adeguate situazioni abitative con adeguate strutture sanitarie, particolarmente importanti per le persone LGBTI, dato il loro rischio di essere sottoposti a molestie, abusi e violenze nei centri di accoglienza, rifugi collettivi e campi.

“L’accesso a cure LGBTI-sensibili, e a servizi per i diritti alla riproduzione risultano particolarmente ardui per i rifugiati LGBTI in qualsiasi stadio e momento del loro viaggio”, ha affermato Madrigal-Borloz. Per esempio, l’interruzione di trattamenti ormonali o altri trattamenti associati con la transizione di genere possono nuocere particolarmente o portare ad azzardate medicazioni compiute in autonomia.

Türk ha dichiarato che, anche in luoghi dove i rifugiati LGBTI sono più accettati e i servizi sono più accessibili, molti scelgono di nascondere il proprio orientamento sessuale e la loro identità di genere per paura di essere presi di mira o emarginati, in particolare in aree ad alta popolazione. È perciò fondamentale creare servizi e spazi sicuri che siano progettati in comunione con persone LGBTI e le loro organizzazioni.

“È il momento di riconoscere i bisogni specifici dei richiedenti asilo e rifugiati LGBTI e di dare loro la protezione di cui hanno bisogno”, hanno concluso i due esperti.

Victor Madrigal-Borloz (Costa Rica) ha assunto il ruolo di Esperto Indipendente dell’ONU di protezione contro la violenza e la discriminazione basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere per un periodo di tre anni a partire dal 1 Gennaio 2018. Fino al 30 Giugno 2019 ha servito come Segretario Generale per il Consiglio Internazionale di Riabilitazione per Vittime di Tortura (IRCT), un network nazionale di oltre 150 centri di riabilitazione con l’obiettivo del pieno godimento dei diritti di riabilitazione per tutte le vittime di torture e maltrattamento. Membro del Subcomitato dell’ONU per la prevenzione della tortura dal 2013 al 2016, Madrigal-Borloz è stato Reporter di Rappresaglie e ha supervisionato la stesura delle politiche riguardanti le torture e i maltrattamenti delle persone LGBTI.

Mr. Volker Türk (Austria) è Assistente Alto Commissario dell’UNHCR per la Protezione, ha precedentemente servito come direttore della divisione della protezione internazionale da settembre 2009 a febbraio 2015 e direttore per lo sviluppo e la gestione organizzativa da aprile 2008 a settembre 2009 a Ginevra. Dal 1991 a marzo 2008 ha occupato diverse posizioni in diverse parti del mondo, tra cui, Malesia, Kosovo (S/RES/1244 (1999)), Bosnia e Herzegovina, Repubblica Democratica del Congo e Kuwait. Dal 2000 al 2004, è stato capo della sezione delle politiche di protezione e consulenza legale presso la sede centrale dell’UNHCR a Ginevra. Antecedentemente a questo periodo con l’UNCHR, Türk ha lavorato come assistente universitario presso l’istituto di Legge Internaizonale dell’università di Vienna (Austria), dove ha steso la sua tesi di dottorato sull’UNHCR e il suo mandato (pubblicata nel 1992). Dal 1985 al 1988, è stato assistente ricercatore presso l’istituto di Criminal Law dell’università di Linz (Austria). Ha pubblicato molto riguardo leggi internazionali sui rifugiati e i diritti umani.

Traduzione di
Nicola N. –
G.A.G.A. Vicenza

Per il testo originale clicca qui >>>